la chimica invisibile

di Andrea Albertini

la chimica invisibile

lo spettacolo

"La Chimica Invisibile" racconta la figura di alcune geniali donne del passato che hanno contribuito a scoperte straordinarie, partecipando in modo decisivo al progresso scientifico dell'intero genero umano. Nove donne, le loro vite e il loro straordinario contributo al mondo della scienza, un mondo che spesso le ha ignorate, un mondo abituato a declamare i successi maschili ed affossare quelli femminili, un mondo che non poteva accettare che una donna eguagliasse, se non addirittura superasse, un uomo, come se la virilità fosse garanzia di successo.
Questo spettacolo dimostra che anche le donne possono avere un pensiero critico applicato alla scienza, alla fisica, alla tecnica, alla matematica, discipline che sono da sempre sembrate fortemente maschili. Donne coraggiose e geniali le hanno esplorate con successo, ma questo successo spesso è rimasto sordo, dentro le loro pance, come un figlio mai nato, o un figlio illegittimo. Il riconoscimento al loro ingegno talvolta è avvenuto a posteriori, talvolta mai. Nonostante questo, non è mai mancata loro la forza di rialzarsi, nè la paura di fallire e di rialzarsi ancora, con una generosità tipica femminile.
A ognuno dei nove monologhi sono affidate le vite di altrettante scienziate:
Ada Lovelace Byron, figlia mai riconosciuta del poeta Lord Byron, che nella prima metà dell'ottocento ha prodotto un algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, ideato per essere elaborato da una macchina.
Mariam Al-Ijliya visse nel 900 d.C., astronoma e creatrice di astrolabi con i quali era possibile localizzare e calcolare la posizione dei corpi celesti.
Maria Skłodowska, universalmente conosciuta come Marie Curie, chimica e fisica polacca, insignita di ben due premi Nobel per i suoi studi sul Radio e sul Polonio. Prima donna ad aver insegnato alla Sorbona di Parigi, dedicò tutta la sua vita a studiare e a donare le sue ricerche al mondo.
Hedy Lamarr nome d'arte di Hedwig Eva Maria Kiesler, attrice e inventrice austriaca naturalizzata americana. Studentessa di ingegneria con la vocazione per la recitazione, il cinema le ha riservato ruoli da bella e stupida, in realtà sviluppò, durante la seconda guerra mondiale, insieme al compositore musicale George Antheil, un sistema di guida a distanza per siluri.
Mileva Maric, fisica serba, una delle prime donne a studiare al politecnico di Zurigo e prima moglie di Albert Einstein, ha quasi certamente partecipato attivamente agli studi sulla relatività di Einstein. La comunità scientifica ancora non le riconosce questo ruolo, ma il fatto che Einstein si sia arenato dopo averla lasciata e le abbia consegnato tutti i soldi del Nobel è un chiaro sintomo della sua primaria importanza negli studi del marito.
Rosalind Franklin, chimica britannica, morta nel 1958 a soli 38 anni. Ha contribuito in maniera preponderante alla scoperta della struttura molecolare del DNA, RNA, di virus, carbone e grafite. Solo dopo la sua morte le vennero riconosciute le sue brillanti intuizioni, poiché i suoi “colleghi” scienziati Watson e Crick, le rubarono letteralmente informazioni e fotografie riguardanti grandi scoperte sul DNA che lei aveva fatto.
Margaret Hamilton ingegnera informatica e grande imprenditrice è stata alla guida del team che sviluppò il software del computer della missione Apollo 11. Nel 2006 ha ricevuto da Obama la medaglia presidenziale della libertà.
Lise Meitner fu la prima donna a conseguire il dottorato di fisica all'Università di Vienna nel 1906. Collaborò con il fisico Hahn che nel 1945 vinse il Nobel per la chimica, senza però mai menzionarla, nonostante fu lei a porrele basi teoriche per la fissione nucleare.
E infine Sof'ja Kovalevskaya, matematica e scrittrice russa, dovette sposarsi per avere il permesso maschile necessario per accedere all'Università, permesso che allora era necessario per poter studiare. Prima donna del Nord Europa ad ottenere una cattedra universitaria nel 1889.

La vita di tutte queste donne corre fino a noi e ci scuote. Ci prende di spalle e ci mostra la verità, innocentemente femminile e calpestata. Può davvero fare così male una donna che grida “Eureka!”? Può davvero inorridire fino a essere nascosta con la forza e la perfidia, una mano femminile che accarezza formule e intesse soluzioni? Le donne hanno solo bisogno di essere riconosciute, di essere guardate.
Scorre davvero sotto la loro pelle una chimica invisibile forse a loro stesse, un flusso fatto di emozioni e materia che le imprigiona e allo stesso tempo le rende libere, le rende uniche. Spetta al pubblico collocarle nella giusta dimensione, scegliendo però come farebbero loro: con metà cuore e metà testa, perché solo così si raggiungono traguardi inaspettati.

Sulla scena vengono portati sei di questi monologhi, scelti a seconda dell'impronta che volta per volta si vuol dare alla specifica rappresentazione.

La chimica invisibile è diventata un libro leggilo qui

con: Camilla Scotti (Ahlam Bendar), Martina Ajmone Marsan, Betti Orlandi, Mariasole Bannò, Francesca Piatti, Laura Bressi (Beatrice Erba), Elena Simonelli, Giulia Fossati e Rosanna Pedrinelli 

adattamento e regia di Bruno Frusca

musiche e luci di Pietro Camin e Pino Navarretta

Gruppo teatrale LA BETULLA

via Monte Dragoncello, 3 - 25075 Nave (BS)
info@betullateatro.it

© La Betulla. All rights reserved.